mercoledì 25 marzo 2009

U MIIRCURU DI TINNIBRI

IL MERCOLEDÌ SANTO E L'UFFICIO DELLE TENEBRE
per molti di noi la sola parte comprensibile del titolo è mercoledì Santo. tanto e tale è la distanza temporale e mentale che ci separa da un rito che è scomparso circa u cinquantennio (anche molto meno) fa e che tuttavia in sporadici casi sopravvive in privato.
l'ufficio delle tenebre che si celebrava il mercoledì mattina era un rito davvero complesso ed era officiato in tutte le chiese. al centro si poneva un particolare candelabro con 15 o 14 braccia alla cui sommità bruciavano le candele. durante la salmodia e l'ufficio delle letture ad una ad una le candele venivano spente tutte ad eccezione della centrale (un'altra secondo alcuni testimoni bruciava ai piedi del candelabro somboleggiando Maria che non perde la fede)figurazione di Cristo. quest'ultima era presa dal candelabro eposta dietro l'altare a simboleggiare la morte di Cristo, subito dopo però era fatta riapparire così come Cristo risorgette quando si credeva sconfitto. a conclusione coloro che assistevano al rito rumoreggiavano sbattendo banchi, piedi e mani ad imitazione del terremoto evangelico alla morte di Cristo.

martedì 24 marzo 2009

I QUARANT'URI

LE QUARANTA ORE DI ADORAZIONE
tradizione antica e sempre molto sentita è quella delle quarantore che hanno luogo dalla domenica pomeriggio al martedì sera. certo le modalità e gli usi sono molto cambiati nel tempo, ma esse rappresentano ancora un punto di riferimento, un cardine della settimana Santa per i castelbuonesi. mi ripeto sottolineando che non andrò a fornire solo un quadro (seppur generale e mai completo) della tradizione così come è oggi ma scaverò anche nel passato e nella memoria lasciataci dagli anziani...che come si sa amano raccontare.
a raputa di l'uri Santi il pomeriggio della Domenica delle Palme, la Madrice Nuova entra in fermento. la congregazione del Santissimo Sacramento (che descriverò parlando del Giovedì Santo) si è radunata nella propria cappella in attesa che si inizi. sono le 16.00 in punto quando l'arciprete, o chi per lui, sia accinge a preparare l'Ostensorio per la solenne processione.
non è un caso che sia proprio questa vetusta confraternita ad aprire le Ore di adorazione. Infatti è antica tradizione che siano i suoi confrati a portare il baldacchino nelle occasioni importanti. la processione è pronta. fa il giro della piazza e rientra in chiesa accolta dai fedeli in preghiera.
il sacerdote sale lentamente sull'altare maggiore ed espone il Santissimo nel tronetto seicentesco.
le quarantore sono ufficialmente aperte. d'ora in poi si susseguiranno i pellegrinaggi e le ore di adorazione delle confraternite, delle associazioni e delle scuole. ogni giorno dalla mattina (raputa) alla sera dopo la Celebrazione (chiusura) si alterneranno incessantemente i gruppi di fedeli, mentre un predicatore, chiamato per l'occasione, guiderà la riflessione.

l'apparatu da Matrici
benchè la dizione resti invariata, poco resta dell'Apparatu che veniva "cunzatu" alla Matrice Nuova in occasione di tale celebrazione. se pensiamo che fino ad un trentennio fa la chiesa era ancora decorata sontuosamente ma aveva già ridotto i fasti è facile intuire che anticamente doveva esistere quella che chiameremmo una "drappeggiata barocca".
oggi, scomparse le stoffe di sfondo (che coprivano l'abside dietro il tronetto), scomparsi i grandi drappi e le grandi volute di fiori, restano i lunghi drappi rossi alle colonne e i drappi riccamente decorati del presbiterio. fiori e ceri, ridotti, restano tuttavia sull'altare maggiore.
scomparsa l'uso dell'illuminazione degli altari laterali con candele e ceri e sostituita dall'accensione del grande numero di lampadine elettriche presenti in tutta la chiesa.
in questa occasione si lucidavano le ninfe a discesa e si apponevano ceri più grandi per meglio illuminare l'intera chiesa.
a trasuta da Matri u Rusariu
attesissima dai cittadini castelbuonesi è l'ora di adorazione conclusiva della giornata della Domenica con la solenne Benedizione e l'entrata delle due congregazioni della Madonna del Rosario. l'entrata diciamo "standard" di tutte le congregazioni prevede una piccola processione esterna dalla sagrestia con a capo lo stendardo e seguendo l'ordine processionale, il governatore regge in mano il "tabarè" (vassoio d'argento) con l'offerta di denaro tra i fiori (un tempo erano offerti anche cera e fiori per l'addobbo). diverso privilegio hanno le due confraternite maschili dedicate a Maria Santisisma del Rosario. partono dalla propria sede (oratorio del rosario) e giungono processionalmente alla matrice gioiosamente accompagnate dalla banda musicale. quest'uso fu prima della Compagnia del Rosario (che così sottolineava la sua importanza e la sua antichità), quando poi avvenne la scissione con la congregazione essa ne acquisì il costume.
la banda musicale ha inoltre l'obbligo di sostare davanti il portone maggiore e, al momento della benedizione suonare il tradizionale "noi vogliam Dio".in questa occasione si accende la ninfa grande dell'arco trionfale che da questa congregazione fu donata.

San Pasquali rapi e chiuri
di varia interpretazione è tra i castelbuonesi l'uso di aprire e chiudere la giornata del Lunedì della confraternita di San Pasquale baylon. alcuni confrati lo interpretano come un privilegio dovuto all'importanza della confraternita nel tessuto sociale castelbuonese, altri vi vedono un originario vanto perchè potevano permettersi economicamente doppia offerta. qualcuno della confraternita stessa lega l'uso all'iconografia del Santo che ha come emblema l'Ostensorio.
a mio parere è da accettare come "in parte buona" la prima spiegazione e corredarla con la seconda. la terza è molto probabile ma, se vera, di origine prettamente culta. bisogna tuttavia sottolineare, ad onor del vero, un particolare zelo della confraternita di San Pasquale verso il Santissimo Sacramento. sono documentate infatti le "messe ò cimiteru" a cui precedeva l'esposizone del Santissimo ogni lunedì dell'anno.

a chiusura du comuni
altra attesissima "trasuta" è quella dell'amministrazione comunale che, insieme alla confraternita di San Vincenzo Ferreri, chiude le Quarant'ore martedì sera. partendo processionalmente dalla casa comunale, l'amministrazione si dirige in chiesa accompagnata dalla banda musicale e preceduta dal Crocifisso dell'aula consiliare. è la chiusura ufficiale di questa parte della settimana Santa. ultimo barlume di festa sarà il giovedi in occasione della Coena Domini.

La Domenica delle Palme

"à Rama Aliv"
la quaresima volge al termine. Castelbuono si appresta a vivere la sua Grande Settimana. momento cruciale è ovviamente la Domenica delle Palme detta in castelbuonese "a rama aliv" (il ramo d'olivo) o più semplicemente "i parmi"(le palme). andiamo con ordine a spulciare questa particolare giornata dell'itinerario Pasquale.

DA DOVE TRAE ORIGINI LA FESTA
" Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele! Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene,seduto sopra un puledro d'asina."(GIOVANNI 12,12-15) questo il brano evangelico che tratta dell'entrata di Gesù a Gerusalemme, assunto necessario per capire i riti che a questo particolare giorno si collegano.

PARM, SPEZZACADDOZZA e ALIV
i vegetali trionfano in questo giorno. specialmente i sempre verdi con significato vitalistico e di vita che rinasce. significativo è che a castelbuono non si usino soltanto fronde di palma e ulivo (tratti dalla narrazione evangelica) ma anche rosmarino (spezzacaddozza) e fronde di alloro o arancio (seppur ormai rarissime). le palme sono ampiamente decorate e intrecciate da mani esperte che sanno ricamare sulle fronde figure o composizioni intrecciate. alcuni usano aggiungere nastri, fiocchi e fiori e quelle dei bambini assumono forme e colori stravaganti. per molti giorni infatti è loro uso conservare i lustrini che trovano per poi decorarvi la palma. gli adulti preferiscono alla palma il mazzettino di rosmarino, ulivo e fronde e spesso inseriscono anche una piccola croce di palma. questo mazzettino è detto "mazzuteddu da rama aliv" e sarà molto importante nei riti domestici della Domenica di Pasqua. il rito della benedizione è pressocchè identico a quello previsto dalla liturgia. solo la Matrice Vecchia si distingue per la processione esterna dalla chiesa dell'Annunziata. al termine della celebrazione all'esterno delle parrocchie sono distribuiti rametti di ulivo benedetti e rami di rosmarino. altri bambini con cesti andranno per le vie delle parrocchie questuando in cambio di rametti. la palma o u mazzuteddu una volta benedetti saranno riportati in casa come reliquie e conservati accuratamente. qulache rametto d'ulivo andrà a decorare i capezzali o le edicole votive, il resto ho già accennato che sarà protagonista d'altra festa.

A PRUCISSIONI DI PARMI
non posso non accettare l'idea di alcuni che a Castelbuono esistesse una processione delle palme non dissimile da quella di Gangi e di altri paesi delle Madonie. è infatti probabile che in tempi non troppo lontani i confrati del Santissimo Sacramento (o altri?) si recassero processionalmente in chiesa recando fronde molto grandi e addobbate. è comunque un'ipotesi a cui, ancora non potuto dare consistenza effettiva. solo una nenia antica, forse una ninna nanna, parla di una prucissiunedda cu rami di parma pi gliri a matrici cu li papau (una processione con rami di palma per andare alla Matrice insieme agli incappucciati)

RAPUTA DI QUARANT'URI
nel pomeriggio delnte" o quarant'uri. ossia 3 giorni di adorazione Eucaristica.
di questa particolare tradizione parlerò nel prossimo post. qui mi limito a
sottolineare che ad la Domenica delle Palme, Castelbuono entra in fermento per l'apertura delle "ore Sa"aprire" sarà la confraternita del Santissimo Sacramento.

domenica 22 marzo 2009

in cammino con Gesù verso il calvario...

à Và Sagra....

la commemorazione della morte e passione del Redentore ha da sempre una certa centralità nella cultura castelbuonese, tanto che, fino all'ottocento si snodavano da San Francesco alla Chiesa del Cuore di Gesù una serie di edicole della via Crucis, culminati appunto sul colle detto del Calvario. ogni venerdì, le folle, guidate da un sacerdote o in gruppi a sè percorrevano questo itinerario meditando sulla Passione. tutt'altra conformazione aveva e ha la Via Crucis in chiesa, molto più mesta e meno "itinerante".

à furriata i Sepurcra
diverso approcio si ha invece con la via Crucis la mattina del Venerdì Santo (o la notte del Giovedì). se per tutto l'anno la via Crucis è stato un commemorare in quel giorno si fa più vivida, più presente. la via Crucis diventa più sentita (non a caso veniva spesso rappresentata in forma di casazza o marturiu)... la gente allora si mette realmente in cammino per il paese e le chiese diventano edicole, gli altari della reposizione (Sepurcra) mete. fino a qualche anno fa questo "viaggio" era guidato da un sacerdote, oggi è affidata ai singoli. la furriata prevede (tradizionalmente) la partenza dalla cappelletta della Santa Croce e di lì in poi la visita di 15 chiese. davanti ogni chiesa colui che guida recita i versi siciliani che declamano la stazione e introduce la classica "Santa Madre dhe voi fate..." a cui fanno coro gli astanti. subito dopo la guida si segna recitando " Gesuzzu piatusu pietà facitini la santa carità" e gli altri rispondo " miserere nobis" o altra formula simile. oppure, più recente, l'uso di concludere con il sia lodato e ringraziato ogni momento. particolare attenzione è data alle chiese "con sepolcro", alle immagini dell'Addolorata (davanti le quali si recita u Diu vi Sarvi matri Addulurata) e del Cristo Morto (davanti al cui si recita il cincu chiaj) nonchè dell'Ecce Homo.
Meta molto ambita è la cripta della matrice vecchia con i suoi affreschi (dal 1300 al 1600) raffigurante l'intera passione di Cristo.
Il Testo siciliano
come già detto ad ogni chiesa corrisponde una stazione....è inutile precisare che nei secoli i riferimenti stazione-chiesa sono variati in relazione anche ad apertura e chiusura di edifici sacri.
chiesa della Santa Croce: Gesuzzu tradutu e arristatu
Introduzione: cuntamu ora li Sant’Uri
Da morti e passioni du Signuri
STAZIONI:
accuminciaru li ranni duluri
Quannu na notti u pigghiari ‘nto scuri
Cu na vasata u tradituri
Fici accapiri cu era u Signuri
E a Maria a nova arrivav
Ca u viaggiu accuminciav
Pirdunati stu cori Maria
Prisintatilu ò Missia
Prisintitilu di piccaturi
C’ora si penti cu assai duluri.
Chiesa di Sant'Antonino Martire: Gesuzzu è cunnanatu
Purtatu pua ‘nnanzi a Pilatu
Nostru Signuri fu cunnanatu
Cu decimila vastuniati
I carnuzzi Santi su lazzariati
Re di burla curunatu
Cu na cruna i spini è svirugnatu
Cu na manta russa sciamma
E cu e mani na canna
U Signuri un s’opponi
E si offri all’opprissioni
O Signuri mia aduratu
Stu ma cori annigliatu
Vi lu dugnu pi inchilu d’amuri
Pirdunatimi sugnu piccaturi
Chiesa di San Nicola:Gesuzzu è carricatu da cruci
Di la cruci carricatu
Si pigghiav ogni piccatu
Oj è longa chidda via
Chi pircurri lu Missia
Già li carni lazzariati
Su da cruci carricati
E ch’è granni u duluri
ca supporta Nostru Signuri
Silenziusu, umili e piu
Un va vanniannu ch’è veru Diu.
O Signuri pa cruci Santa
Aiutati st’armuzza ca si scanta
Ajutatila a suppurtari
tutti i cruci ca ci vannu a scuntrar
Chiesa di San Vincenzo:Gesuzzu cari a prima vota
Dunca pua no caminari
U santu peri ivi appuntari
Oh cu quantu assai duluri
Tumma ‘nterra Nostru Signuri
E carutu ch’è ‘nto ‘nchiacatu
Du surdatu è vastuniatu
O quant’av a patir
Pur ‘nterra iv a cadir
Du ciil gran Patruni
‘nto pruvulazzu si ietta pi l’uomi
O Signuri duci cori
Pirdunati u piccaturi
Arridduciti st’arma mia
Ca s’alluntana di Vossia

Oratorio del Rosario: Gesuzzu scontra à so Matri
Cori di Matri chiddu i Maria
Ca a ‘nto caminari veni darria
A la prima occasioni
Su va vasa cu divuzioni
Cu affettu e veru amuri
Ivi a vasari so Figghiu u Signuri
Chi paroli amurusi ci dicia
Chi cunfortu ci dava Maria!
Ma chiù chi scelleratu
L’alluntana un surdatu
O Matruzza Addulurata
L’arma mia è scunsulata
A Vui l’affiru Maria
accumpagnatimi na vita mia
Chiesa Madonna Odigitria: Gesuzzu ajutatu
Pa Strata un c’ha po fari
E a cruci a lassa iri…
I surdati lestofant
Vann a pigghianu un passant
pi purtari cu u Signuri
A gran cruci du duluri
E Simuni lestu lestu
Va aiutari Gesu Cristu.
O Signuri da caritati
Viri l’armi scunsulati
Datici pintimintu e cunsulazioni
e livatici occhi afflizioni

Chiesa del Coleggio (SS. Trinità) : Gesuzzu lassa a stampa
Oi duluri e patimentu
Quanti spini e chi turmentu
Faticusa ieni a via
Pi Vuatri e pi Maria
Dunca pua na n’acchianata
Una donna addinucchiata
Vi duna u cunfortu
asciucannuVi u vortu
A Vironica, ca u Vostru sangu asciucav
‘nta robba a Vostra stampa c’arristav
Pi stu granni miraculu ca fu
Datini pirdunu nostru Gesù

Maria Santissima Assunta:Gesuzzu cari a secunna vota
I patimenti un vonnu spiddar
E u Signuri nautra vota iv a tummar
‘nta strata pruvulazzusa
Cari st’arma ginirusa.
Iddu però un fa rumuri
E si susi tutt’amuri
Currini allura i surdat
E arria è fracculiat
No nun n’annu no pietati
Chiddi sunnu scellerati
E nuatri miu Signuri
Iamu annannu a tutti l’uri
E spiamu pi caritati
D’aviri u pirdunu di piccati

Cappella Palatina (Castello): Geuzzu e i piatusi
detra a Gesu vinia
Na gran fudda ca chiancia
D’ogni banna avanu vinut
Pi star o latu du Signuri ‘nghiuvat
U Signur pi cunsulari
Dissi du ‘nchiancir e nun ‘ngusciari
E chiuttostu di priari
Pi so figghi e p’iddi stissi diunari
O Signuri ca cunsulasti
l’armi pii ca tu viristi
Dati cunfortu puri a nuatri
Ca siim poviri e cunsumati


Chiesa dell' Annunziata: Gesuzzu cari a terza vota
E nautra vota ‘nterra vasav
Quannu u Signuri arria tummav!
e su tri voti ca Nostu Signuri
Vasa a terra cu summu duluri
E i surati ancora darria
Vannu mazziannu u Nostru Missia!
Oj duci Cori fragillatu
U ma cori è ‘nnurutu
Cu na Vostra paruledda
Rapitilu a la vita eterna


Madonna della Catena:Gesuzzu è spugliatu
O miu Signuri iuntu chi fusti
Duopu tanta strata o munti
Aviannu ‘ncapu na tunichedda
Senza cusituri e tutta bedda
Vi la scipparu nostru Sarvaturi
Puri chista Vi livaru Signuri!
E pun rumpiri sa tila sa iucari
E ‘ncapu a sorti ci ittari!
O signuri senza chiù nenti
Simu poveri e pinitenti
Unni lassati ‘menzu a via
Ca v’accanuscim com u Missia

Santa Venera:Gesuzzu è ‘nchiuvatu
Oj chi chiuva pizzuti
Supra i carni su appizzati
Chi duluri e chi turmentu
Dannu a carni patimentu!
man e per ‘ncap u lignu
Su ‘nchiuvati cu sdignu
Nun lu sanno no sicur
Ca tu si u ran Signur
O Signur mia misu ‘Ncruci
A ma armuzza cunnuci
E cunnucila na bona via
Accumpagnata di Maria
Natività di Maria Santissima:Gesuzzu spira(mori)
Di l’artu di dra Cruci
U Signuri parra e dici
Ca pirduna a dri ‘nfelici
Pua pinsannu a l’Addulurata
Ca sula arresta alla scurata
‘mpartisci stu cumanni
E l’affira a San Giuvanni
E pi nuatri pua sarvari
a so Matri ni vo dunari!
Pirdunatu u malfatturi
Un titnu ridu di duluri
e a morti ci chiuri l’ucchiuzzi
Lassannu u corpu supra u lignuzzi.
A terra trema e u ciil scura
Eppur è gliurn a sa ura!
U vel du Tempii si spart ‘ndui
E s’arruspiglia occhadun ca muort fui
Chianci Maria e chianci Giuvanni
Chianci Maddalena e chiancinu i donni
Chianci Piitri ca iè ammucciatu
E tutti chiddi chi di luntanu L’annu taliatu
E pi prova u centuriuni
Va spurtusa u custatu u Signuri
Acqua e sangu è ittatu e u Signuri è lorificatu
Pirdunatini Signuri
Siim sulu piccaturi
chiesa di San Francesco o chiesa di Sant'Agostino : à Scinnuta
‘ntra li vrazza i So Matri è pusatu u Ridinturi
Ca scinnutu da Cruci ora un senti chiù duluri
E So Matri cu cori straziat
Su strinc ‘menzu a milli vasat
O Maria cori di Matri
Fatini accapiri a viritati
Co Signuri è Veru Diu
Ca p’amuri e pi nuatri muriu
davanti la chiesa senza
posta si reciti soltanto la parte
finale e quindi o il Sia Lodato
o il Gesuzzu piatusu





Monastero Maria Santissima degli Angeli: Gesuzzu 'nto sepurcru
‘nto ‘nsepurcru novu e pur
Fu pusat u Sarvatur.
Cu na petra ranna e dura
S’attuppau a finnitura
U Signuri ora arriposa
Dintra na rutta com na vota
quannu cu duci amuri
nasciv ‘nterra Nostru Signur




Chiesa del Calvario: à nova
Ma tri iorna muortu sta
E pua torna cu maista
Aspittamu dunca u Signuri
Ca rinvivisci comu Sarvaturi




PREGHIERA DA RECITARE DAVANTI LE IMMAGINI DI MARIA ADDOLORATA

Diu ti salvi oh Regina, oh Matri Addulurata
Vi sia raccumannata stà arma mia,
Na razia vurria ppi chistu cor ingratu,
feritu e tracassatu di la ma spata:
La vita mia passata. Accussì tantu non piccari ppi grazia
Vui priati a vostru figliu, a nui dati cunsigliu
Lu stissu contributu chiancinni e lacrimannu
Lu ma erruri.
Stù cor chi duluri, spizzatimillu vui, piccari nun vuogliu chiù
Chiuttostu mortu.
A nui dati cunfortu finu all’ultima agonia
Vi priu Matri Mia, nun mi lassati!
A vui sta arma purtati, Bedda Matri Amurusa
In cielu gluriusa eternamenti
E poi devotamenti gridannu sempri
Viva viva l’Addulurata!
L’addulurata sia sempri ogni ura Regina! Maria di setti dulura
Na la manu la Santa curuna, a lu piettu la Santa spata
Oh Maria l’Addulurata!
Oh Matri Addulurata priati Gesù pi nuatri.
A Sarvi Rigina è ditta
‘nciil sarà scritta
A lu nomi di Maria la prisintamu.


PREGHIERA DA RECITARE DINNANZI LE IMMAGINI DEL CRISTO MORTO

cincu chiaj cincu spinicincu rosiGesù Cristu acussì vosi
lu misiru a la cruci e lu inchiuvari
e pua lu dettiru a manu all’ebrei
peccai Domine miserere mei
secundum magna misericordiam tuam
Signori o miu Signuri cu è ca ti ‘nchiuvavi?
Sugnu piccaturi e cu li me mani morti ti dettiPeccai Domine miserere mei

antichi riti e pie usanze

I VENERDì DI QUARESIMA

i venerdì di quaresima sono chiamati a Castelbuono "vennir i marz" ossia venerdì di Marzo a prescindere che cadano o meno in questo mese. le usanze e gli usi che si intrecciano in questi giorni particolari sono sicuramente da attenzionare, mettendo in rilievo, come sempre, anche usi ormai desueti o scomparsi completamente.

l'uri Santi:

con "uri Santi" si intendono ben due momenti distinti dell'itinerario quaresimale castelbuonese: le quarant'ore di Adorazione e l'aforazione eucaristica del Venerdì. in questa sede ci occuperemo dell'Adorazione del Venerdì.

l'uso di esporre il Santissimo Sacramento nella chiesa di Sant'Antonino martire tutti i Venerdì di quaresima fu introdotta dai minori osservanti.

i fedeli accorrono numerosi a tutte le ore del giorno ai piedi di Gesù Eucarestia e in molti portano ceri e fiori. un tempo l'Ostensorio era esposto con grande pompa e si costruivano veri e propri baldacchini con stoffe e fiori sull'altare maggiore. oggi, in comunione con l'invito alla sobrietà , il Santissimo è esposto su un tronetto e circondato da ceri e fiori.

le ore di adorazione si concludono al vespro con la Via Crucis e la Benedizione Solenne. segue la Santa Messa.

uso antico è "à visita" al Sacramento che consiste nel dirigersi alla chiesa recitando il rosario e ivi giunti sostare in preghiera.

a sirpuzza du venniri:

secondo un'antica tradizione i contadini che trovano una serpe nei campi, uno dei venerdì di quaresima, devono prenderla e ucciderla. le carni essiccate avranno proprietà curative. se la serpe è una vipera bisogna estrarne il veleno.

u basilicò:

secondo una delle tante tradizioni legate alla cura di questa pianta bisogna piantarla il primo venerdì di quaresima affinchè cresca bene e profumata. era uso un tempo adornare poi gli altari della reposizione (sepurcri) con piante di basilico.

i lauredda i Pasqua:

oggi sempre più rari in occasione dei sepolcri sono i lauredda ( che invece rimangono immancabili a Natale), frutto di granaglie o legumi germinati al buio che assumono la caratteristica colorazione bianca.

i lauredda di Pasqua, di chiaro riferimento vitalistico, erano piantati ed offerti soprattutto dai coltivatori di grano per ottenere un buon raccolto.

u lauru infatti era una sorta di "piantina magica" e il suo germogliare bene una sorta di rituale propiziatorio. l'offerta poi che se ne faceva alla chiesa rappresentava l'affidamento dei campi, simbolicamente rappresentati dal laureddu, alla protezionde di Dio.

u laureddu per venire su bene ed essere pronto per il Giovedì Santo doveva essere piantato il primo Venerdì di quaresima se si trattava di granaglie o lenticchie, il mercoledì delle ceneri se di fave.

si distinguevano poi i lauredda ritti e i lauredda a pittinari. i primi sono piantati ben più tardi ed sono soprattutto di grano, crescono alti, fitti e dritti.

i secondi invece sono soprattutto di lenticchie, avena, vezza e altri e crescono molto di più. posti in alto assumono la caratteristica forma pendente. il nome deriva dall'uso di districarli (pittinarli) prima di esporli.

caso a parte le fave che crescono come una piccola piantina bianca e vengono identificate da alcuni come laura aggigghiati.

venerdì 20 marzo 2009

C'era una volta...la festa grande di San Giuseppe

Festa i San Giuseppi


non dobbiamo scavare troppo in fondo.
non dobbiamo cercare in chissà quali annali o registri di congrega...la festa grande di San Giuseppe era celebrata annualmente fino a qualche tempo fa.
la devozione a San Giuseppe è una fra le più comuni di Sicilia, ovunque c'è una festa a lui tributata. in alcuni luoghi si accendono vampe, in altre si allestiscono tavolate riccamente ornate, in altre vi sono sontuose processioni... e in altre ancora soltanto feste liturgiche.
Castelbuono era un tempo una di quelle città che non si faceva mancar nulla nella festa del Santo Patriarca.
la devozione al Santo è molto antica e radicata nel comune, tanto che in diverse chiese (matrice nuova, matrice vecchia, Sant'Agostino ecc.) troviamo sue immagini. anticamente era al Santo dedicata pure una chiesa ubicata in via Sant'Anna.
passerò in veloce rassegna le costumanze e le devozioni che sono legate al Santo cercando di fornire uno schema sintetico ma esauriente.

1. le confraternite
ho voluto intenzionalmente iniziare questa carrellata di "fatti riguardanti" il Santo parlando delle confraternite di cui è titolare.
attualmente esistono a Castelbuono ben due confraternite a suo nome: una maschile e una femminile.

1.1 CONGREGAZIONE MASCHILE DEL PATRIARCA SAN GIUSEPPE:
nasce presumibilmente nel 1747 dal riunirsi di un gruppo d'artigiani sotto la protezione del Santo. è bene però ricordare che non è dalla nascita della congregazione che nasce il culto ben più antico.
sede della confraternita è la chiesa di Sant'Agostino che annualmente ospita la festa.
le insegne sono costituite da uno stendardo dipinto e 5 misteri d'argento.
l'abito proprio dei confrati è costituito dall'abitino celeste bordato oro su cui un tempo era applicato il medaglione di uguale colore.
l'organizzazione interna prevede un covernatore, una consulta, un mastro massaro (o infermiere).
sfila processionalmente per la festa patronale di Sant'Anna, per il Corpus Domini e per il Crocifisso. partecipa alle altre ricorrenze se invitata.



1.2 CONGREGAZIONE FEMMINILE DEL PATRIARCA SAN GIUSEPPE
la congregazione femminile nasce nel 1908 e le prima ad iscriversi sono le mogli, le figlie e le nuore dei confratelli. la congregazione si espande in breve tempo e sono moltissime le donne che aspirano a diventare consorelle. un tempo erano loro ad organizzare la tavolata del Santo, oggi scomparsa. loro insegna è lo stendardo ricamato e non hanno misteri. escono provessionalmente solo in rarissime occasioni come ad esempio centenari ecc.
l'abitino è costituito da un nastro rosso recto verso con l'immagine del Patriarca sul davanti.









2. Chiesa di Sant'Agostino

la chiesa di Sant'Agostino fu eretta tra la fine del 1500 e gli albori del 1600. era probabilmente dedicata ad altro Santo e non era ancora convento. la storia di questa chiesa prende però una netta e significativa svolta quando vi si trasferiscono gli agostiniani che, già dal 1607, abitavano il convento di Santa Maria di Liccia (forse un riferimento alla Licia). la chiesa presenta una pianta semplicissima, ad aula unica se priva di cappelle laterali. è tuttavia probabile che un tempo esse esistessero e furono poi abbattute. l'assenza dello stesso coro, forse smontato, fa pensare a significativi rimaneggiamenti della chiesa antica. il prospetto esterno è austero e semplice con la caratteristica struttura a capanna con frontone a cornici. nel '900 furono aggiunte sulla facciata le due edicolette votive di San Giuseppe e Santa Rita.le pareti interne sono rivestite in finto marmo e accolgono tondi con i santi più importanti dell'ordine (tra cui la -allora- beata Rita da Cascia e Santa Monica). 4 altari laterali in pietra (uniche testimonianze di un barocco che a mio parere doveva essere più vivo) accolgono (partendo dall'altare a destra dell'entrata):


1. il gruppo scultoreo sette-ottocentesco di San Giuseppe in una cappelletta molto decorata e incassata nel muro.





2. il simulacro di Santa Rita da Cascia in una cappelletta affrescata con un paesaggio e incassata nel muro


3. (a sinistra)la tela di San Tommaso d'Aquino




4. Il santissimo Crocifisso, molto particolare perchè ha le articolazioni mobili ed era possibile scenderlo dalla croce, così come avveniva ogni anno il Giovedì Santo.










l'altare maggiore splende di varie qualità di marmo e sotto la mensa è possibile ammirare un tondo di marmo bianco con l'immagine del Patriarca.
molto particolare la grande tela di Sant'Agostino che accoglie tutto l'ordine sotto il suo piviale.

3. La Statua

la statua del Santo è in cartapesta dipinta del settecento. vuole la tradizione che a questa immagine si sia ispirato G.Di Garbo per la realizzazione della tela della Madrice vecchia.il Santo è rappresentato anziano, dal volto espressivo e beato.


come in una istantanea è rffigurato nell'atto di "passeggiare" mentre conduce per mano (a destra) il bambin Gesù. a destra stringe invece la verga fiorita d'argento.


l'abito del Santo è molto particolare e plastico e si costituisce di un lungo camice azzurro stellato con risvolti verdi e un manto arancio-terra. i colori non sono ovviamente casuali. il blu è il simbolo dell'umanità e lo identifica come "uomo". l'arancio, degradazione del rosso,simbolo della santità. il dorato di decorazioni e perfili è un chiaro riferimento alla figura celestiale del Santo. il Bambinello è legato alla figura del Patriarca ed è rivolto, con lo sguardo a Lui. in movimento, con le mani spalancate il bambin Gesù veste di una tunichetta verde chiaro con cinto riccamente ornata di ricami dorati.
Numerosissime sono le decorazioni "ex voto" che ornano il simulacro, a cominciare proprio dalle belle aureole d'argento. Gesù bambino poi, porta alla manina destra un cestello d'argento simbolo iconografico del "raccoglitore di cuori" e al collo una preziosa croce pettorale.
degni di nota gli ex voto a cuore che ornano la veste di San Giuseppe durante l'anno e ù "farali" che raccoglie parte dei gioielli (altri sono attaccati al bastone, alle dita e al cestello)
la statua, custodita tutto l'anno nell'altare laterale, è intronizzata sull'altare maggiore nei giorni di festa. la cameretta vuota è coperta con lo stendardo.


4.tradizioni perdute e tradizioni attuali
non possiamo far cenno della festa odierna senza capire cosa un tempo rappresentava questa festa e come si articolava.

4.1 La Vampa
così come in molti altri paesi siciliani (l'usanza è ancora viva anche nei quartieri popolari di Palermo), la sera antecedente la festa di San Giuseppe la gente accendeva piccoli falò con legna frutto di colletta. secondo la testimonianza di alcuni anziani vi era un falò più grande nello slargo tra la chiesa e il Mausoleo e intorno a questo fuoco si mangiava e ballava insieme.
4.2 i juoca
nel pomeriggio del 19 così come la sera prima erano organizzati vari giochi popolari tra cui a 'ntinna, palo intriso di sapone alla cui sommità stava un premio, a cursa 'nte sacchi, u juocu i pignati e altri.
a 'ntinna era comunque il più caratteristico.
i giochi sono l'unica parte della festa antica che ciclicamente ritornano in auge.
4.3 i tavulati e i Virgineddi
i devoti usavano fino a venti-trenta anni fa imbandire tavole all'esterno delle proprie abitazioni e offrire il pranzo ad un numero variabile di bambine (virgineddi) o bambini (apostuli). il pranzo si componeva di almeno tre portate e sulla tavola dovevano essere disposti dai 12 ai 13 alimenti. facevano da padroni le verdure che erano sia cotte a "miniscedda maritata di San Giuseppi" (miscellania di fave e altre verdure) sia imbandite in altri tipi di pietanza. la basta veniva servita invece con i legumi. a fine pasto ad ogni bambino erano date un panino (a volte accompagnato dall'uovo sodo) e un arancia con cui cenare la sera.
tra i dolci, quando si poteva, non mancavano i caratteristici sfincioni alla ricotta.
i virgineddi dovevano girare le varie tavole imbandite in ogni strada e subito dopo la loro "apertura del pasto" si sedevano alla tavola vicini e amici di chi aveva contratto il voto e lo stava adempiendo. spesso si faceva la questua per all'estire l'altare. sulle tavole "cunzate" ad altarino non mancavano pani dalle svariate forme simboliche e corone di alloro e agrumi ad incorniciare l'immagine del Santo. le virginedde inoltre usavano ringraziare i padroni della tavolata con una piccola benedizione in cui invocavano la protezione del santo sui mestieri di casa. alcuni sostengono di ricordare sulla tavola di San Giuseppe anche "u laurieddu". una tavolata più grande ed importante era imbandita proprio sul sagrato della chiesa e, secondo alcune fonti, accoglieva più virginedde.
oggi è ancora uso fare la "virduredda maritata" e mangiare gli sfincioni ma è completamente desueto (se non sporadici casi) poter assistere alla "cunzata" di un altarino e di una tavolata.
4.4 A Prucissioni du Patriarca
la processione era il momento centrale della festa. a differenza di oggi si trattava di un evento annuale. nel pomeriggio del 19 i confratelli "armavano" la vara del Santo sebbene sarebbero poi state le così dette "4 da maidda" (le quattro congregazioni più antiche) a condurlo in processione.
il percorso era quello rituale (u giru di prucissioni o di santi) e non v'erano momenti particolari se non il lancio del grano sulla vara.
oggi la processione è un evento decennale (circa) ossia ogni qual volta la festa cade di domenica.
4.5 i vistuti
tradzione condivisa con altri momenti della vita castelbuonese era quella dei vistuti. i vistuti erano dei devoti che vestivano l'abito votivo in segno di gratitudine. il vestito era secondo alcuni costiutito da una tunica bianca o celeste stretta alla vita da un cingolo rosso. (forse simile al vestitino del bambinello?)
4.6 i Miircuri
ancora vivo è l'uso di solennizzare alcuni mercoledì in onore del Santo prima della festa. i mercoledì cominciano esattamente un mese prima e prevedono l'esposizione della statua sull'altare maggiore spoglia degli ori votivi. i devoti usano inoltre fare "u viaggiu" a San Giuseppe anche in altri mercoledì dell'anno.
5. Le Preghiere dialettali
5.1 Rosario di San Giuseppe
Mistero:
San Giusippuzzu, fustivu patri,
rosi e gigghia comu la Matri
Maria rosa, Giuseppi è lu gigghiu,
San Giusippuzzu riparu e consigghiu
grano:
scura ora ma agghiorna dumani
a pruvvidenza nn'aviti a mannari;
a pruvvidenza supra a casa mia
l'aspettu di Gesu Giuseppi e Maria
5.2
San Giuseppi giustu e Santu
‘nta la vucca purtati lu Spiritu Santu
E ‘nta i mani lu Santu vastuni
Pi ddallu ‘ntesta e mali pirsuni
5.3
San Giusippuzzu vui siti lu patri
Vergini e puru comu la matri
Mara la rosa
Giuseppi lu gigghiu
Datimi aiutu tra peni e perigghiu
Unn’a scurari sta iurnata senza essiri cunsulata
P’u bambineddu c’aviti ‘mbrazza
Cuciditimi la razia
E pi l’amuri di Maria
Cunciditimilla a mia
5.4
San Giusippuzzu u vicchiareddu
‘ntesta purtava lu santu cappeddu
‘nta li manuzzi lu santu vastuni
Era lu patri di nostru Signuri
Quannu purtasti a Maria ‘n egittu
Dasti bisognu e necessità
Sa Giuseppi n’aiutirà
E cu la vostra granni potenza
Datini aiutu e provvidenza
5.5
Aspiettu la provvidenza
Di Gesù, Maria e Giuseppi
San Giusippuzzu un m’abbannunati
‘nta mia necessità
5.6
San Giusippuzzu
Lu vicchiareddu
Umili e dignu a lu puvireddru
E la rosa a lu cappeddu
Lu cappeddu vi cadiv
E la rosa vi sciuriv
Taliati comi è misu
Comu u re du paradisu
Avanti ca veni a luminacaria
Cunciditimi a grazia a mia
5.7
sugnu tantu dispiratu
san giuseppi miu aduratu
un lignu tortu nun mi torna
a runca nun mi tagghia
aiu a fari (Cosa si deve fare)
ma nun pozzu accuminciari
senza a vui addumannari
di lu lignu accummarari
e li fiirri allintari
oh gloriosu san giusippuzzu
datimi aiutu ca nun ci la fazzu