giovedì 18 giugno 2009

"IL TRE MAGGIO "MILLI VOTI GESU'"

la festa della Santa Croce è la seconda festa dell’anno cerimoniale dedicata al Santissimo Crocifisso. Strettissima è infatti la correlazione con la settimana santa di cui ripropone molte preghiere, alcuni riti e alcuni usi. È inoltre l’anticipazione della festa du Signuri (Santissimo Sacramento) e del Crocifisso di Settembre come avremo modo di analizzare nella sezione dedicata al calendario cerimoniale.

Il tempo festivo si staglia dall’alba al tramonto di giorno tre. La festa “un trasi” (non inizia) con il mezzogiorno della vigilia (come accade per tutte le altre feste popolari castelbuonesi principiando da Sant’Anna e dal Crocifisso di Settembre) “picchì u dui unn’è iornu di diavuli” (perché il due non è giorno dei diavoli).

Credenza diffusissima è che il 3 Maggio sia una data nefasta (così mi hanno riferito in tempi e luoghi diversi tutti gli intervistati meno una, evidentemente più istruita ai dettami del catechismo, che lo definisce giorno di grazia essendo la festa dello strumento della nostra salvezza) in cui i diavoli si scatenino creando pericoli materiali e cercando di conquistare anime all’inferno. Il tre maggio regna il Caos. Tutte le attività importanti sono interdette per non incorrere in pericolosissime perdite o inconvenienti, chi ha mandrie o greggi non le sposta, chi ha campi rimanda qualsiasi attività. È un giorno di stasi. non si parte e non ci si muove di casa se non per strettissima esigenza. Informatori più giovani mettono in risalto le stesse particolarità del giorno, evidenziando però come ormai non si possa più rinunciare a partire o lavorare per motivi specifici come le vendite dei prodotti, il lavoro fuori paese ecc.

Dicevamo comunque che la giornata si apre all’alba. È buona creanza alzarsi recitando una preghiera al Santissimo Crocifisso da soli o in comune. Il testo di questa preghiera non risulta essere codificato dalla tradizione, anche se, mi è riferito più volte l’uso di recitare una delle due parti del Misteru.

Durante la mattinata si susseguono i pellegrinaggi alla Cappelletta della Santa Croce, aperta, pulita e arredata dai devoti che abitano il quartiere. La fascia rossa che funge da perizoma del Crocifisso (Farali) è stata trasformata per l’occasione in stuoia ed accoglie gli ori votivi. Ai piedi dello stesso è posto il quadro di Maria Addolorata che a parere delle donne ivi presenti è un ex-voto molto antico (in realtà non credo vada oltre i primi decenni del novecento), sull’altare consacrato è orgogliosamente esposta l’ultima Reliquia-prodigio su cui ho chiesto informazioni con il seguente esito.

Qualche anno fa, o nel 2004 o nel 2005, una signora (presente al momento del racconto) portò alla cappelletta una candela che aveva ricevuto in dono dalla figlia che fu accesa ai piedi del Cristo (anche questo cimelio è conservato con cura all’interno della cappella). Durante le litanie e per tutta la mattina la candela arse incontrollata. Quando qualcuno si accorse che il cero era stato posto direttamente sulla tovaglia era troppo tardi. La cera aveva invaso la tovaglia ricamata. Ma, raccontano con enfasi le presenti, fu grande la sorpresa di trovare la cera appoggiata alla stoffa (che non si è rovinata) in forma di Madonna inginocchiata. L’evento, interpretato come prodigio, è secondo le stesse informatrici un invito alla preghiera fervorosa.

Alle nove del mattino, sullo spiazzale, ha luogo la celebrazione eucaristica a cui prende parte prevalentemente la gente del quartiere stesso.

Chi rimane alla cappella passa la mattina con la recita delle preghiere tradizionali tra cui capeggia il Misteru da Santa Cruci che dà il nome popolare alla festa. U Misteru è un rosario molto particolare che pare rispecchiare l’esicasmo. Si compone di due misteri diversi ripetuti alternativamente 10 volte ciascuno e intervallati da 10 invocazioni del nome di Gesù. A rosario concluso si sarà pronunciato 1000 volte il Santo Nome. Da qui il nome popolare della festa di Milli voti Gesù. Questa pratica è oggi al centro delle preghiere di gruppo o di chi si reca in pellegrinaggio, un tempo invece rivestiva un ruolo ancora più importante essendo la base di un pellegrinaggio comune. È necessario che il conto millesimale sia esattissimo, così ci si attrezza come si può. All’antica pratica di tenere in mano dieci sassolini e dieci pezzetti di legno, lasciandone cadere alternativamente un tipo o l’altro secondo il mistero appena recitato (servivano a contare le poste), sembra ormai essere subentrato il metodo del rosario (prima utilizzato solo per contare le dieci invocazioni del nome di Gesù). Utilizzando infatti una comune corona del Rosario si usa recitare sul grano grande il mistero e su quelli piccoli semplicemente “Gesù”. Ricordano gli anziani che ai tempi della loro gioventù non era permesso bere durante la recita delle preghiere del 3 Maggio e “ asciucava a ucca a diri Gesu” (si inaridiva la bocca nel ripetere Gesù).

Fino a qualche anno fa, la processione della reliquia si effettuava a mezzogiorno, oggi, per esigenze della parrocchia e delle confraternite è stata spostata alla sera. Il ricordo del rito mattutino è ancora vivissimo, e a quanto mi riferiscono aveva una sua valenza molto particolare. doveva essere effettuata quell’ora in ricordo del mezzogiorno in cui Nostro Signore fu messo in Croce, è proprio a seguito della sua crocifissione che i diavoli si scatenano credendo di aver vinto. La processione, che seppur serotina, rispecchia esattamente i riti, prevede un pellegrinaggio con partenza dalla Parrocchia di Sant’Antonino martire. Precedente alla processione è la celebrazione Eucaristica propria delle due confraternite (maschile e femminile) del Santissimo Crocifisso. Durante questa celebrazione si è soliti effettuare il rito dell’accoglienza dei nuovi confratelli (trasuta), le donne invece preferiscono celebrare questo momento durante le feste di settembre (sebbene da statuto sia contemplata anche la data del 3 Maggio). Durante la celebrazione è esposta la Reliquia della Santa Croce, significativamente ai piedi dell’artistico simulacro di Gesù Crocifisso di Frà Umile Pintorna (centro delle feste di settembre, dei venerdì di quaresima e dei terzi venerdì del mese) tesoro e vanto delle due confraternite. Finita la celebrazione si procede con la processione. Apre il corteo l’insegna della Congregazione maschile (una grande croce con Crocifisso e strumenti della passione, spesso decorata con l’aggiunta di fiori o spighe) scortata ai lati da due confratelli recanti ognuno un misteru (o sergentina)d’argento con l’emblema della confraternita. Dietro queste due figure si pongono le due colonne di confratelli. L’abito dei confratelli è regolamentato da statuto (il nuovo) e prevede il vestito da cerimonia scuro, camicia bianca, cravatta e abitino rosso bordato bianco. Ogni confratello reca in mano una candela. La processione del 3 Maggio non rispecchia l’ordine tradizionale con cui sfila la confraternita. Infatti tutti i congregati si dispongono in fila binata e non vi è la chiusura a fila di tre (segretario, governatore, tesoriere). Alla congregazione seguono i ministranti e il clero presente, immediatamente dopo si dispone il grande baldacchino sorretto da sei confratelli sotto il quale il parroco (o chi ne fa le veci) conduce processionalmente la Reliquia. Segue la confraternita femminile (con l’abito dettato dallo statuto antico: abito scuro, calze scure e gonna sotto il ginocchio; abitino a nastro con crocifisso) in file da 5 e infine il popolo. La processione percorre strade interne al territorio parrocchiale e si arrampica verso il promontorio della cappelletta. Ivi giunti si procede alla benedizione dei campi e delle mandrie secondo la formula canonica. Il sacerdote alza il reliquiario ed è invitato dai devoti a girarlo verso 3 dei punti cardinali ( il quarto non è solitamente contemplato, forse perché da sulla montagna e anticamente non v’era paese). Questo momento rituale è molto atteso perché da particolari segni ognuno può coglierne prognostici per l’Annata, soprattutto contadini e pastori.

Durante l’elevazione o a mezzogiorno (quando le due cose non coincidono) esplode la carica di mortaretti. Si vuole che questa generi confusione tra i diavoli che scappano soprattutto nelle campagne.

un particolare interessante riguardo al vento. È infatti noto alla stragrande maggioranza dei castelbuonesi che nel giorno di Milli voti Gesù ci sia vento ( u viintu da Santa Cruci): sono i diavoli che muovendosi vorticosamente lo producono. Se la giornata è serena non mancherà di alzarsi il venticciolo nel momento dell’ostensione della Reliquia della Croce in quel caso si tratta della “cursa di diavuli” o “fuiuta di divuli” (corsa\fuga dei diavoli) che scappano.

Altro particolare momento di preghiera è riservato alle tre del pomeriggio per ovvi motivi evangelici. L’intero pomeriggio è riservato ai pellegrinaggi e alle preghiere tradizionali.

Particolari riti scomparsi______________________________________

Apprendo dagli informatori alcuni riti scomparsi che vale la pena di esporre perché suffragano l’ipotesi di una forte relazione del mondo agropastorale con questa festa.

Innanzitutto va ricordato l’uso di donare spighe al crocifisso nella notte del 2 ( totalmente scomparso), spighe nuove a qualunque stadio di maturazione siano giunte.

L’uso, nelle pratiche magiche, di cogliere alcuni fiori (sciura di Maju) da essiccare e utilizzare in caso di aridità della terra.

I contadini si recavano alla cappelletta chiedendo “a centu a centu”(che il grano andasse in rapporto 1 a 100).

v'era l’uso di riempire lo spiazzale della Santa Croce con le “carte rizze” così come si fa, per le strade, il giorno del Corpus Domini.

le preghiere

Le preghiere recitate durante la festa della Santa Croce sono le medesime utilizzate per il venerdì Santo e in larga parte anche per l’esaltazione della Croce (a settembre). Eccezione va fatta per la Vasagra (via crucis in dialetto), u chiantu da Addulurata e la preghiera al Cristo morto che rimangono specifiche del Venerdì Santo e dunque non riporto. Tipica del tre di maggio è invece u Misteru da Santa Cruci che riporto per ultima.

Orazion o signur mpisu na Cruci

Sti piriuzzi su sacrati

Ca a la cruci su nchiuvati

Gesù Cristu ridinturi

Murivi ncruci pi nostru amuri

E quannu fustivi all’agunia

Signuri aviti pietà, pirdunu e Misericuordia

di sta povera armuzza mia

PATER; AVE; GLORIA

(si sostituisce di volta in volta ai primi due versi una coppia dei seguenti in ordine poi si continua regolarmente)

2)Sti manuzzi su sacrati

Ca a la cruci su nchiuvati

3)Sta tistuzza ch’è sacrata

Ca di spini è ncurunata

4)Sta vuccuzza è sacrata

Ca a fele ed acitu fu abbivirata

5)Stu custatu è sacratu

Cu na lancia fu tracassatu

rosario all’Addolorata (curunedda da Matri Addulurata)

Mistero: è la rigina di setti dulura.

‘ntesta purtava la Santa Curuna

A lu piettu la Santa Spata

OH MAria l’Addulurata!

Oh matruzza Addulurata priati pi nuatri Gesù.

SUI DIECI GRANI PICCOLI-Guida: L’Addulurata sia sempri ogni ura

Assemblea: Regina Maria di Setti dulura

Oh Matri Addulurata trafitta tra peni e dulura

Priati a Gesù ppi nuatri Miseri piccatura

Diu vi Salvi À Maria Addulurata( da recitarsi a conclusione del rosario)

Diu vi salvi oh Regina, oh Matri Addulurata

Vi sia raccumannata stà arma mia,

Na razia vurria ppi chistu cor ingratu,

feritu e tracassatu di la ma spata:

La vita mia passata. Accussì tantu non

piccari ppi grazia

Vui priati a vostru figliu, a nui dati cunsigliu

Lu stissu contributu chiancinni e lacrimannu

Lu ma erruri.

Stù cor chi duluri, spizzatimillu vui, piccari nun vuogliu chiù

Chiuttostu mortu.

A nui dati cunfortu finu all’ultima agonia

Vi priu Matri Mia, nun mi lassati!

Avui sta arma purtati, Bedda Matri Amurusa

In cielu gluriusa eternamenti

E poi devotamenti gridannu sempri

Viva viva l’Addulurata!

L’addulurata sia sempri ogni ura Regina! Maria di setti dulura

Na la manu la Santa curuna, a lu piettu la Santa spata

Oh Maria l’Addulurata!

Oh Matri Addulurata priati Gesù pi nuatri.

A Sarvi Rigina è ditta

‘nciil sarà scritta

A lu nomi di Maria la prisintamu


Curunedda du Crucifissu

POSTA: Cincu chiai e cincu rosi

Gesù Cristu accussì vosi

Ppi l’amuri di Maria

Pirdunati i ma piccati

E sarvati l’arma mia

SUI DIECI GRANI PICCOLI-Guida: Signuruzzu piatusu pietà

Usatimi a Santa Carità

Assemblea: ppi lu vostru custatu (manuzza, piruzzu)

apiertu di vui patri la razia aspettu

ALLA FINE: Cincu chiai e cincu rosi

Gesù Cristu accussì vosi

Ppi l’amuri di Maria

Pirdunati i ma piccati

E sarvati l’arma mia

Ppi lu nostru gran piccatu

Muriu ‘ncruci fragillatu

L’ammazzai e ncruci u misi

All’ebrei ù detti nmanu

Fui l’orvu ca a lancia tirai

Picchi piccai?

SI RECITA IL CREDO

SANTA CRUCIDDA (a circata da Madonna)

(S.G): San Giovanni;(M.): Maria; (G.): Gesù;(A): masciu; (V):voce narrante

(V)Santa Cruciddra levati è matina!

La matri Santa si misi ncamminu

Ppi via San Giuvanni ci scuntrav

(S.G)“ chi aviti matri mia ca iti chiancennu?”

(M.)“oh figgi mia, nun hai ragion i chianciri?

Hai persu Diu Nostru Signuri”

(S.G)“in casa di Pilatu aviti a ghiri, ca l’hannu i Giudia ncatinatu”

Tuppi tuppiddu (G.) “cu è drocu?”

(M.) “ sugnu la donna afflitta di to matri”

(G.) “ oh matri mia nun ci pozzu veniri a grapiri mi hannu li giudia ‘ncatinatu!

Va iti nì lu masciu pi li chiova

E ni faciti fari na para pi mia

No tanti ruossi nè tanti pisanti

Ca ci annu a ghiri li carnuzzi Santi”

(V)Maria sintennu diri sti paroli

Si misi a chianciri e ‘ngusciari

Maria sinni scinniv pa strata longa

E c’era na putiedda ancora aperta.

(M.) “vuatri chi faciti ancora a sta ura”

(A.) “Aspiit unu cu ‘na lancia e cu i chiova”

(M.) “ vuatri c’ata a fari cu sta lancia e cu sti chiova?”

(A.) “haj a ‘nchiuvar u figghiu di Maria!”

Maria sintennu diri sti paroli

Scura lu mari, cu lu cielu e la terra

Si l’acqua di lu mari forra uoggliu

Addumassi na lampa ppi so figgliu!

(M.) “a lampa s’astutav e un c’è uoggliu

Chistu è lu signu ca muriu ma figgliu!”

(V)Cu ci la dici cu divuzioni

Ci dici un Criu a la so Passioni CREDO.

AFFACCIA MARIA!

Rit. Affaccia, Affaccia Maria, to figgliu passa cu na catina ‘ncoddu longa e rossa, na li spadduzzi sua, ci avi na fossa!

A cu ci dava na pirata a cu ci dava na tumpuliata, Maria detra la porta ca sintia tutti li scutuliati

-Partiimi Giuvanni vidimi unni am’agliri

- a lu munti Carvariu ami acchianari

RIT

-Nun ci li dati forti li lignati ca su carnuzzi Santi e dilicati

-Vattinni tu oh Maria, vasinnò lassamu a Gesù e pigliamu a tia!

RIT

prima di muriri acqua addummavi

ma ebbi feli ed acitu e trapassau

RIT

Li iorna amari da Madonna

Quannu Maria ivi pi i strati

Circannu u figghiu Cristi Ridinturi

Mentri u duluri ci puncia u cori

Nto pirtusiddu di na sirratura

Vitti lu lusciddu e ntisi martiddiari

Nu furgiareddu era vigghianti adda ura

Nu furgiareddu era viglianti adda ura

Cu mani forti tuppuliavi a dra porta

Cu cori lazzariatu du duluri

Mentri la notti furviciava scuri

Mentri la notti furviciava scuri

Chi fai furgiareddu a chista ura?

Un vidi ca la notti pizzia scuri?

Dimmi pirchi si ancora viglianti a sta ura

Dimmi pirchi si ancora viglianti a sta ura

Stai facebbu i chiova pi la cruci

Pi nvchiuvari lu figgi di Maria

Fazzu u travagghiu e un taliu u scuri

Fazzu u travagghiu e un taliu u scuri

U li faciti rossi e mancu èpisanti

Ca hannu a ghiri ‘nta li carnuzzi santi

C’anu a punciri li vini du ma cori

C’anu a punciri li vini du ma cori

Arrispunniu duri lu furgiari

Rossi e pizzuti li sapemu fari

Vattinni fimminedda a chista ura

Vattinni fimminedda a chista ura

Appena Maria ntisi sti parola

Trimau la terra lu celu e lu mari

Sinni turnavi turcennusi lu cori

Ncerca di Cristu nostru Ridinturi

Acchianavu la muntata du Carbaniu

Cu spasimu cu affannu e cu duluri

Arriva nta lu munti du massacru

Vitti nchiuvari u figgi ‘nta la cruci

Pua ci lu dettiru muortu supra i mani

Crucifissiatu e tuttu lazzariatu

Li lacrimi chi ittavu parianu sangu

Da Nostra Maria Addulurata.

Lu figghiu prodigu

Oh caru patri, ia minni vogghiu iri, mi vogghiu godiri la mia libirtati;

oh caru figgi mi vua lassari tè sti dinari e vattinni a scialari.

Oh cari amici stami cuntenti e allegramenti ca rana ci n’è. Ora accattami picciuna e addini, facimi u fistini ca rana ci n’è. Tra iuochi e fistini vinniri i sbirri. Lu tavirneru vo essiri paatu. Lu spogghianu nuru e senza pietati, quannu l’amici lu vittiru nuru lu lassaru sul unta chiazza da citati.

Oh cari amici picchì mi lassiti e m’abbannunati ora ca rana unn’haiu chiù? Iddu mischinu s’assetta n’agnuni e pensa l’erruri ca fici a so o pà.

Oh sù curatulu mi vogghiu adduari, un piizzi i pani e un pizzuddu d’agnuni.

Oh su garzuni ti vua adduari? Puorci ha guardari e iannira ha manciari.

Quannu sono a Vurmaria u figgi prodigu è menzu a via, quannu sona n’ura i notti u figgi prodigu è detra a porta. S’attrova so patri affacciatu o barcuni: chissà è ma figghiu ca spunta di dda. Faciti u bagnu di rosi e di vini, faciium u fistinu che è figghiu di re. Torna u figghiu o to patri amatu!

Oh quanti voti ia sospirai pi tia! Quannu m’abbannunasti paci un’ebbi. Lu cori mia sempri chiancia pi tia.

U misteru da Santa Cruci (da recitarsi solo il giorno del tre di Maggio)

(MILLI VOTI GESù) rosario in 20 poste.

MISTERU( rimane uguale nelle poste dispari ): a la valli i Gesufà nichi e ranni ama a iessiri dda e u nimicu ni scuntrirà, iddu mi dissi e ia ci gridai: vattinni demuni e lassami stari ca u iuornu a santa cruci milli voti Gesù chiamai.

AD OGNI POSTA 10 volte Gesù

Misteru (rimane uguale nelle poste pari): cifaru nfernali fatti addavia ti vegnu a malidiciri cà me vuci, lu iornu da santa Cruci milli voti Gesù chiamai

AD OGNI POSTA 10 volte Gesù

La confraternita maschile

La prima congregazione dedicata al Santissimo Crocifisso nacque intorno al XV secolo nella chiesa omonima. Ivi era venerato e custodito il Crocifisso Bizantino, detto dei sette veli, oggi alla matrice nuova. Questa congregazione divenuta floridissima nel ‘600, sparì senza un apparente motivo ai primi dell’ottocento.

Nello stesso secolo, in tutt’altra chiesa, nasce l’attuale confraternita maschile dedicata al Santissimo Crocifisso. Tuttavia è d’obbligo una precisazione, è possibile che i membri che la fondarono erano già riuniti in una associazione, non riconosciuta ufficialmente, che si occupava della devozione al Crocifisso di frate Umile conservato nella chiesa di Sant’Antonino martire e reputato miracoloso. La festa in onore al Crocifisso (di Sant’Antonino) è documentata sin dal 1600. Questo spiegherebbe la spinta del Vescovo di Messina alla costituzione di una confraternita organizzata e riconosciuta.

Oggi, la confraternita vanta un numero di circa 200 iscritti e ha sede nella medesima chiesa di fondazione. La devozione al Santissimo Crocifisso si espleta nelle due feste del 3 di Maggio (patronale della confraternita, in cui sono ammessi i nuovi confratelli) e del 14 settembre.

L’insegna tradizionale è costituita da un Crocifisso ligneo su Croce nera, a cui sono appesi tutti i simboli della Passione. Altre insegne minori sono le serpentine argentee in numero di tre.

I confratelli, nelle occasioni di rappresentanza, sono tenuti ad indossare l’abito scuro con cravatta e camicia bianca e sopra l’abitino rosso bordato bianco. La crocetta di legno è stata sostituita da una bianca in stoffa.

L’ordinamento interno prevede le figure di un governatore, un segretario, un tesoriere e una consulta di anziani. Il metodo elettivo è a scrutinio segreto.

La confraternita femminile

La congregazione del Santissimo Crocifisso è secondo la tradizione la più antica di Castelbuono e si vuole della metà dell’ottocento. La congrega ha sede nella chiesa di Sant’Antonino martire.Le consorelle onorano il patrono con le celebrazioni del venerdì Santo, i Venerdì di Quaresima (esposizione del Santissimo), il 3 Maggio (data dell’Invenzione della Croce, in cui insieme alla confraternita maschile si recano in processione alla chiesetta della Santa Croce) e il 14 settembre (festa del Santissimo Crocifisso, animano il triduo, entrano le consorelle e seguono la vara in processione). Partecipano a tutte le altre manifestazioni dietro invito. Il loro abitino è un nastro rosso con una crocetta di ferro o legno sul recto. Lo stendardo è un Crocifisso.

Il Quartiere e la Cappelletta________________________________________

La cappelletta della Santa Croce, luogo rituale della festa che prendo in esame, è collocata su un promontorio che sovrasta l’abitato. Nel 1413, epoca della consacrazione alla Croce di Gesù, il luogo era completamente disabitato ed era considerato aperta campagna. Fu prescelto, dai frati minori proprio per la sua elevazione rispetto alla cittadella medievale in segno di protezione e di punto di riferimento. Primo oggetto di devozione fu una Croce in marmo bianco posta su una colonna e ivi collocata. l’erezione di un monumento di questo tipo era molto significativo per un paese ed è sentore che qualcosa di grande stesse accadendo. Croci simili furono erette ogni qual volta si insediò un nuovo ordine religioso ( es. la Croce di piano Rosario) o per avvenuto miracolo (Croce del Palmento). La Croce del promontorio invece fu eretta dai frati minori in occasione del 1100* anniversario dal ritrovamento della vera Croce per mano di Sant’Elena. Seguì l’edificazione di una chiesetta e la collocazione all’interno di una effige in legno policromo del Santissimo Crocifisso. La struttura che vediamo oggi è ottocentesca, è posta su una spianata (decisamente più larga rispetto all’originale che cedeva presto il passo alla pendenza) e conserva sull’abside il Crocifisso in legno inserito in un affresco raffigurante la scena del golgota (Maria, Giovanni e Maddalena), la volta e le pareti sono decorati con motivi settecenteschi. All’interno, molto angusto, è posto l’altare consacrato, diversi quadretti e oggettini ex voto e molto particolare un reliquiario, di recente costruzione,dentro il quale è custodito “l’esito” dell’ultimo miracolo secondo i devoti. Si tratta di una piccola figurina in cera che a ben guardare assomiglia alla figura della Madonna inginocchio che dicono essere scolata, in unica goccia, sull’altare il 3 Maggio del 2004.

Parlando della Cappella ho tralasciato l’inurbamento del quartiere. Sebbene sia un punto di sutura tra due grandi quartieri castelbuonesi quali Sant’Antonino e Sant’Anna (entrambi ampliati nel XVII sec. ) la zona che ospita la festa è oggi riconosciuta a livello comune come un vero e proprio quartiere in ragione dell’espansione territoriale. Il nome datogli (non ufficialmente) è appunto di quartiere Santa Croce. Tuttavia fino all’ottocento erano pochissime le case che si arrampicavano lungo il pendio, i due quartieri avevano infatti colonizzato una serie di aree più pianeggianti e protette dalle mura cittadine. Ad espandere il paese fin alle soglie della cappelletta da un lato e della chiesa dei Cappuccini dall’altra furono in un primo tempo “ì paglialori”, particolari ambienti adibiti alla conservazione della paglia o come stalle extra urbane. Il formarsi del così detto “detra i mura” in ragione alla collocazione, fu molto lento a causa anche degli smottamenti del suolo e di alcuni ruscelletti che scendevano a valle (uno dei quali a regime maggiore era detto “di lavanneri”. Fu prosciugato e bonificato nel novecento). Dobbiamo aspettare il novecento perché i grandi successi dell’edilizia riescano a prevalere anche sui terreni impervi così da garantire l’espansione fin oltre la cappelletta. Ancora oggi la Santa Croce è luogo di espansione edilizia nella parte alta dell’abitato (verso sud).